DISTURBI ALIMENTARI, L.E.A. e BUDGET DI SALUTE: METODOLOGIA E PERCORSI DI CURA

È stato votato al Senato nella notte del 21 dicembre 2021 un emendamento che istituisce un Fondo presso il Ministero della Salute per il contrasto dei D.A.N. (Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione), con dotazione di 25 milioni di euro, ripartiti nei due anni 2022 e 2023. Inoltre, il Ministero della Salute ha deciso di individuare la specifica area nei L.E.A. (Livelli essenziali di assistenza) dei Disturbi della Nutrizione dell’Alimentazione, le cui prestazioni sono attualmente inserite nell’area della Salute Mentale.

Per trasformare i costi dei L.E.A. sociosanitari in investimenti produttivi di salute, le Regioni possono utilizzare la metodologia personalizzata dei Budget di Salute che, nelle sue applicazioni, si è dimostrata efficace, efficiente ed uguale in modo personalizzato al bisogno.

“Tra i diritti umani da sostenere e promuovere, non in quanto meritati dalle persone ma costitutivi della persona stessa, ve ne è uno particolarmente disatteso, discriminato, stravolto o trasformato in un dovere appartenente al mondo dei poteri e non dei diritti naturali della persona: il diritto a occuparsi degli altri, con rispetto, benevolenza, tolleranza, senza finalità di potere o di lucro.” (Angelo Righetti in I budget di salute e il welfare di comunità, Percorsi Laterza, 2013 )

Oggi i Piani socio-sanitari individuano due priorità principali: rafforzare gli interventi a sostegno della domiciliarità e assicurare la presa in carico globale, integrata e flessibile.

Si ritiene necessaria, prioritaria e strategica la presa in carico congiunta tra le Aziende Sanitarie, i servizi sociali di Ambito dei Comuni e degli Enti Locali, i soggetti del Terzo settore , le persone destinatarie di tali servizi e le rispettive famiglie.

Il Budget di Salute, inteso in senso etimologico di “progetto finanziario per il benessere”, è l’unità di misura che indica quante/quali risorse umane, tecnico/professionali, economico/finanziarie e per quanto tempo si devono investire per realizzare Progetti Terapeutici Riabilitativi Individualizzati (PTRI) con attesa di recovery probabilistica alta.

Sappiamo che l’esito prognostico positivo nelle malattie gravi malattie croniche e/o nella disabilità sociale è correlato alla modifica della qualità dell’habitat istituzionale e sociale, oltre che ad un intervento precoce.

Anoressia, bulimia, disturbi da alimentazione incontrollata (binge eating ) negli anni della pandemia sono lievitati in maniera esponenziale con un incremento del 30% di nuovi casi e una crescita pari al 50% di richieste di prima visita, con una età media scesa sotto i 12 anni.

A fronte di tale emergenze, e di risorse da investire, c’è il bisogno di cercare delle risposte di cura adeguate, una presa in carico della persona, delle famiglie, dei Servizi Sanitari, e che si sviluppa dentro la Comunità, con una personalizzazione degli interventi, con diverse fasi in base alla gravità, diverse figure professionali che intervengono.

“Non si può più aspettare. Non possono più aspettare i bambini, gli adolescenti e neppure gli adulti, considerati troppo compromessi per avere diritto a un percorso di guarigione.” (Stefano Tavilla in La famiglia divorata di Agnese Buonomo, Mursia, 2021 )

La cura deve essere graduata a seconda dei bisogni, con al centro la persona. E professionisti diversi che intervengono lo fanno anche perché all’interno di una rete e non solo perché tutti presenti in un unico luogo. La prevenzione e la cura di ogni malattia cronica e di ogni fragilità sono processi individuali e collettivi. Richiedono forza, coraggio, cambiamenti politici, investimenti economici, sofferenza che si trasforma in speranza.

Oggi è possibile trasformare i L.E.A. in percorsi di salute per chi soffre di disturbi alimentari. La salute si difende in parte nei grandi centri clinici e ospedalieri ma consiste anche una serie di interventi minori di welfare quotidiano. Le Aziende Sanitarie manterrebbero la titolarità dei Progetti avviati con la metodologia del Budget di Salute attraverso un Coordinamento socio-sanitario e la persona con disturbi alimentari sarebbe presa in carico globalmente, a partire dall’istituzione di un codice lilla nei Pronto Soccorsi, sostegni psicoterapeutici alla persona e alle famiglie, un progressivo intervento che va nella direzione della territorialità, a partire dal ricovero fino alle delicate fasi di dimissione e nelle fasi di mantenimento e stabilizzazione di guarigione, infermieri e nutrizionisti che operano con pasti assistiti anche a domicilio.

Sappiamo che una malattia grave richiede tempi lunghi e risorse.

La cura va intesa come interazione di molteplici elementi: biologici, psichici, sociali, ambientali. La persona intesa come corpo e mente integrati.

La cura che è anche la risposta della comunità ai bisogni di salute dei cittadini: bisogni espressi da loro stessi, non solo immaginati, interpretati, decisi da esperti e da sapienti.


“Certo, al mio ingresso ho descritto alla dottoressa l’anoressia come un corpo che parla e m’impedisce di agire liberamente, ma confidavo nel suo essere dottoressa e nel fatto che avrebbe compreso la metafora” (Sebastiano Ruzza in Corri Corvo Corri, VentiTrè Edizioni, 2019 )

Guarire da un disturbo alimentare si può. Ne sono guarita dopo lunghi anni. Servono le risorse, ma serve utilizzarle al meglio. Risorse da spendere con il cuore prima che irrorare il profitto. Con la professionalità che rotea nella complessità.

Il diritto alla salute e alla salute mentale.

L.E.A. come possibilità di cura. E di cuore.

Il potere come possibilità.

Dott.sa Sara Palermo , Psicologa-Psicoterapeuta Funzionale

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